La giava rossa
1
Sazia d’hotel, di tabarin, di cabaret,2la bella dama volle trascinar con séla brigata dei suoi nobili corteggiatorin un bal musette di gigolettes e malfattor.3
Nella più losca e abominevole gargote4tra i fior del male e i cavalieri della notte,5la comitiva entrò, lei sola non tremò,una giava incominciava e un apache l’invitò.
«Questa è la giava rossa, ch’è tutta una tramad’amore e di morte, la tua sorte,bella dama, tu la danzi con me.»«Non senti ad ogni mossa che il giuoco è mortale?Tu troppo mi piaci: o i tuoi baci o un pugnale,altro scampo non v’è.»Così le sussurrò l’apache, danzando.Ella s’abbandonò: ‹M’avrai!› «E quando?»‹Quando vuoi tu, padrone mio.›
Dopo una notte di frenetica follia,ella scomparve e in lui restò tal bramosiache la volle riavere, la cercò, la trovò,ma lei finse non conoscerlo e altera passò;l’apache furente in un agguato la ghermì,ella tentando di sfuggirgli lo blandì;astuzia vana fu, ei la portò laggiù:«Mia signora, un ballo ancorae poi, giuro, mai più.»
«Senti: è la giava rossa, ch’è tutta una tramadi tragica sorte, la tua morte,bella dama, l’hai voluta danzar!»Ei, con fulminea mossa, piantò la sua lamanel cuor della dama; poi la volle,come folle, sulla bocca baciar.„Occhio! la polizia!„ qualcuno gridò.Tutti fuggiron via, lui solo restò.‟Sei stato tu?” «Son stato io!»
«Madama ghigliottina,un’ultima giava m’invita a danzar…a più tardi mia damina: possiamo andar!»